Scivolano mani e pensieri
ogni profilo di pelle si spoglia
e resta nuda l'attesa.
Lingue sottili s'intrecciano
bruciano spazio e tempo
e corpi e cuori e assalti.
Scompare l'istante.
Solo fremiti e pelle
e baci e abissi.
Bevi dalle mie labbra il vento
dalla mia pelle il fuoco
perché nell'intreccio di mani
sono i corpi che parlano
mentre le anime bruciano
e fondono nel desiderio inquieto.
senza dubbio di grande profilo,la parte che piu' mi piace sono i versi iniziali quasi un capolavoro
RispondiEliminaSenza parole... grazie di cuore... :-)
RispondiEliminaAnnullarsi nei sensi, restando ad osservare, bello!
RispondiEliminaIl Drago
clap clap
RispondiElimina@ Shulung: annullarsi nei sensi è anche il fondersi di due anime... è la totalità assoluta, l'appartenenza reciproca...
RispondiElimina@Fraolivieri: quale onore! :-)
si figuri, la poesia è un animale selvatico che va preservato
RispondiEliminaSono perfettamente d'accordo con lei... l'animale selvatico ha sempre il suo maledetto fascino...
RispondiEliminacazzu cazzu, l'animalo che c'è in noi dobbiamo preservarlo.
RispondiElimina... animale in via d'estinzione... :-)
RispondiEliminaanimale estintivo... che usa l'estinto per sedurre ahahahha
RispondiEliminaInteressante supposizione... ahahahhaah....
RispondiEliminaInvernale (G.Gozzano 1915)
RispondiElimina«...cri...i...i...i...icch...»….l'incrinatura
il ghiaccio rabescò, stridula e viva.
«A riva!» Ognuno guadagnò la riva
disertando la crosta malsicura
.«A riva! A riva!...» Un soffio di paura
disperse la brigata fuggitiva.
«Resta!» Ella chiuse il mio braccio conserto,
le sue dita intrecciò, vivi legami,
alle mie dita«Resta, se tu m'ami!»
E sullo specchio subdolo e deserto
soli restammo, in largo volo aperto,
ebbri d'immensità, sordi ai richiami.
Fatto lieve così come uno spettro,
senza passato più, senza ricordo,
m'abbandonai con lei, nel folle accordo,
di larghe rote disegnando il vetro.
Dall'orlo il ghiaccio fece cricch, più tetro...
dall'orlo il ghiaccio fece cricch, più sordo...
Rabbrividii così, come chi ascolti
lo stridulo sogghigno della Morte,
e mi chinai, con le pupille assorte,
e trasparire vidi i nostri volti
già risupini… lividi sepolti...
Dall'orlo il ghiaccio fece cricch, più forte.
.
Oh! Come, come, a quelle dita avvinto,
rimpiansi il mondo e la mia dolce vita!
O voce imperiosa dell'istinto!
O voluttà di vivere infinita!
Le dita liberai da quelle dita,
e guadagnai la ripa, ansante, vinto...
Ella solo restò, sorda al suo nome,
rotando a lungo, nel suo regno solo.
Le piacque, alfine, ritoccare il suolo;
e ridendo approdò, sfatta le chiome,
e bella ardita palpitante come
la procellaria che raccoglie il volo
.
Non curante l'affanno e le riprese
dello stuolo gaietto femminile,
mi cercò, mi raggiunse tra le file
degli amici con ridere cortese:
«Signor mio caro grazie!»
E mi protese la mano breve, sibilando…vile!
* * * * * * * * * * *
Anche tu, Alej, sulla Baltea gelata…che scruti cercandoci: non ci siamo più.
E’ qui che conobbi Eleonora, il 9 febbraio del 1915…lei credette che volessi sottrarmi al suo amore…perché era sposata, e con figli. Non fu per questo, che già stavo male da tempo…ma non volli dirglielo e mi sibilò…vile!
Lo seppe qualche mese dopo, che la Signora Nera…venne a prendermi l’estate successiva: il 9 agosto…un anno e mezzo… dopo.
Venne a saperlo a distanza di qualche settimana. Da quel giorno, tutti i 9 d’ogni mese, saliva su ad Agliè nel mio Canavese… per portarmi…9 rose…tutti mesi, Alej, fino al 1943 quando lei pensò di raggiungermi, ma non la vidi mai…che non c’è niente qui… credimi. Solo buio e qualche raro pensiero di chi mi dorme accanto…che talvolta scuote i rami dei castagni spaventando i passeri…che s’allontanano sgomenti.
Non ho avuto particolare rammarico per la mia breve vita…appena 33; bensì per le tante bugie che furon dette sul mio conto… ed è rabbia ch’ancor mi rode…più della tisi.
Non è vero che mi convertii in punto di morte: venne solo a trovarmi Dogliotti, un mio compagno di gimnasio, che volle farsi frate… per motivi che non posso dirti.
Non è vero che fui poeta dannunziamo, o peggio crepuscolare… tutte stupidaggini d’uomini meschini…come Tommaseo…Papini…altri.
tsu! tsu! tsu!...questa tosse continua a perseguitarmi…devo rientrare che fa fresco.
Se vieni ad Agliè mi trovi facilmente: ch’è piccolo questo cimitero. Nel caso chiedi dove sono, alla signora Dalia…che ha il negozio proprio qui accanto…e non far caso alle tante cianfrusaglie su di me: deve pur vivere.
Portami fiori semplici…qualche viola…ed anche il libro do Paolo Giordano, che è di queste parti: “La prevalenza dei numeri primi”
…vado Alej….buonanotte
tuo Guido
.