Terza cronaca - Airy

I secoli hanno visto scorrere radici e fusti.
Il tempo ha inciso pieghe di luna e sole sui grandi tronchi d'ulivo.
Ridenti chiome di memorie sussurrano segreti di luce e risate argentine tra fronda e fronda s'inseguono in un pomeriggio estivo, carico di baci...
Lì dove le nubi s'intrecciano ai rami, lì dove il tempo ha posto la sua dimora, lì dove i cancelli di polvere si sono schiusi su una nuova via, lì dove i sogni hanno il profumo del mare, lì dove Airy, signore della terra, regna incontrastato... lì s'è piegato il mio cuore...
Sul giovane signore di questa terra ardente, sulle sue dita di luna e le sue labbra d'argento, sui suoi capelli corvini e la sua pelle chiara, sulla sua voce d'ombra che avvolge l'alba in un abbraccio inquieto.
Ad una ad una, le foglie che il vento mi ha disegnato addosso sono volate via, disperse in un passato di cui non reco memoria.
Ad una ad una, le radici delle sue mani hanno sfidato il tempo, le ragioni non dette, han ricucito ferite e tuoni, hanno ridato un senso che non fosse altro.

Ed il suo sguardo di luce attraversa il mio e la follia di un volo assoluto.

Airy, signore di ogni dove, sovrano dell'altrove, ha posto sul mio cuore un sigillo regale, un sigillo di terra che né fuoco né vento potranno spezzare.
Airy, signore del silenzio, ha dissolto l'attesa, ne ha fatto un volo libero, un volo verso Nord, un volo atteso.
Airy, signore dello spazio, finalmente è qui, dinanzi a me, e nei suoi occhi leggo qualcosa.
Qualcosa di antico.

Qualcosa di antico pulsa nelle mie vene.
Qualcosa che il sangue ricorda.
Qualcosa che mi lega alla terra, alle radici del tempo.

Lo guardo e capisco.
Sostiene il mio sguardo con l'audacia di chi comprende al di là delle parole.

Mi riconosce.
Lo riconosco.

In un attimo scompare la luna e la saggezza dei sensi.