Perché la parola è vento, principio primo dell'essere, scintilla dell'infinito

mercoledì 30 maggio 2012

La goccia d'acqua

E come una goccia d'acqua risuono in queste note...

31 soffi di vento:

  1. Al chiaro di luna, se non erro......

    a presto Alessandra

    Amalia Delana

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    1. La chiave del post è nel significato del componimento

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    2. C'entra la pipì, immagino.

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    3. Che acume! :-)
      Benvenuta, cara!

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  2. sbagliavo.
    è che chopin, l'ho sentito tante, troppe, volte e poi l'ho rimosso (per fortuna).

    Ma scordiamoci un attimo di Chopin.
    La goccia d'acqua può far tanto: può erodere col suo cadere incessante la roccia oppure può stupirci con le stalattiti e le stalagmiti oppure, ancora, può donarci, col suo "banale" contenuto, la vita

    Anche tu, come la goccia, mi hai stupito ma con parole (del blog) e mi hai fatto scoprire pittori sconosciuti.
    E, anche tu, come la goccia, puoi erodere la roccia e donare (o quantomeno cercare di donare) la vita

    Ciao Alessandra,
    il tuo affezionato lumacone.

    Amalia Delana

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    1. Sei sconcertante... dico davvero! =_='

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    2. Signor Amalio, a maggio i pittori le piacevano! Lo dicevo io, che era un paraculo!

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    3. @ silver silvan: ???????????
      Ale mi ha fatto scoprire "aspetti" (della pittura) e pittori sconosciuti ma ciò non toglie il fatto che io possa avere (o farmi) una opinione (opinabile quanto vuole) su cio' che vedo .......

      Sia sincera (con se stessa) e guardi cosa c'è dietro quel "paraculo" che si ostina ad affibbiarmi
      Suo Amalio

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  3. uh...... immagino che non sia un complimento.... -.-

    Amalia

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    1. Raramente faccio complimenti... ma non era un insulto... è che ogni volta riesci a superarti rispetto alla precedente!!! :-D

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  4. non era un insulso insulto, ma cos'era?
    e, poi, ancora, in cosa riesco a superarmi?

    Amalia

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    1. Una semplice constatazione: dicesi sconcertante qualcosa che provoca perplessità, sconcerto. E riesci a superarti perché ogni volta riesci a scavalcare a piè pari il senso del post e trovare agganci con le cose più improbabili...

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  5. se, sconcerto a parte, sono riuscito almeno a rubarti un sorriso (e a farti scordare almeno per un attimo la malinconia e la malinconia che chopin trasmette) allora sono felice di "aver scavalcato il senso del post ed esser riuscito a trovare agganci con le cose più improbabili..."

    Il tuo affezionato (e sconcertato) lumacone,
    Amalia Delana

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    1. Caro lumacone, parti come al solito da una premessa sbagliata, anzi, da più premesse sbagliate. Io sorrido abbastanza di mio e non considero la malinconia come qualcosa di negativo. A me Chopin non trasmette solo malinconia, ma bellezza, e spesso si accorda alle note che mi risuonano dentro. Il post ha la funzione di esplicitare qualcosa che provo e che voglio trasmettere, non qualcosa da cui devo essere allontanata o che devo dimenticare.
      Nello specifico, questo post significa una cosa in particolare, ecco perché l'ho pubblicato. In caso contrario non l'avrei fatto. Ovviamente non è che posso spiegare significato e senso di un blog o di un post, altrimenti avrei scelto un modo diverso di comunicare qualcosa.

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  6. Oh, grazie! Non so se ripasserò. Di solito mi accolgono benissimo e poi mi prendono a calci nel culo. Non capisco perché.

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    1. Importa davvero capire il perché?

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    2. Io comunque raramente prendo a calci qualcuno... e solo i piagnoni senza speranza, sempre che m'importi di loro.

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    3. Certo che importa. Il perché é tutto. Senza perché non si va avanti. Si resta fermi o si va indietro. Insomma, si gira a vuoto.

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    4. A volte i perché sono una maledizione e non sempre rispondere a un perché cambia le cose. La comprensione senza l'azione e la messa in discussione di se stessi e del proprio modo di essere/agire è puro esercizio intellettuale, che non si rivela fecondo sul piano pratico. D'altra parte ad alcuni perché non si riesce a dare risposta, ma non per questo si smette di cercarla.
      La mia domanda se ti importi davvero il perché del trattamento che ti riservano voleva essere uno stimolo e una provocazione; voleva significare: "Ti importa metterti in discussione come persona e capire se e dove sbagli nel comunicarti agli altri?". Quello è un perché di relativamente facile soluzione, tuttavia scioglierlo non significa che poi tu (ma chiunque in generale) faccia di quella nuova comprensione un'azione diversa, che potrebbe comportare diverse conseguenze da quelle esperite fino ad oggi.
      Detto da una che oltre a sciogliere i suoi perché-rompicapo, poi cerca di dar loro anche un senso pratico, con conseguenze pratiche, non sempre riuscendovi. A volte comprendere o avere l'atteggiamento di chi cerca comporta la sua buona dose di dolore. A volte penso che sarebbe meglio non porsi domande. Ma resta solo un pensiero. Non ci sono mai riuscita.

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  7. Signorina, a rileggerla il suo discorso fa acqua da tutte le parti. Ma a lei non manca, il signor Amalio? A me sì, moltissimo! Chissà che fine ha fatto...

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    1. Signora, il mio discorso è chiaro e coerente... solo che non le piace.
      A lei manca Amalio? Dopo che l'ha fatto scappare? Comunque mi risulta stia bene, Amaliuccio è tanto caro e mi scrive.

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    2. Signorina, non mi piace l'idea che ci siano un modo giusto ed uno sbagliato di comunicare. Ognuno comunica a modo suo. Per altro, ci sono cose incomunicabili. Chiunque volesse svelare a tutti tutto quello che gli passa per la testa sarebbe semplicemente insopportabile. Ci sono cose troppo insulse da dire. Ci sono cose che non si possono dire a persone insulse. Quindi non è questione di approccio comunicativo. È questione di contenuti e delle persone alle quali li si comunicano. Il resto è superficialità. Doverosa, irrinunciabile superficialità.

      Non l'ho fatto scappare io, il signor Amalio. Non vedo come possa essere in grado di influenzare le decisioni di una persona che non conosco. Bene, sono comunque lieta che non l'abbia perso di vista. Me lo saluti.

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    3. Mi spiace contraddirla, ma a parità di contenuto della comunicazione, è l'approccio comunicativo che fa la differenza. E comunque sì, esistono gli errori comunicativi. Il modo di porsi e comunicare e comunicarsi generano reazioni diverse, le piaccia o no. Basta anche semplicemente un tono di voce diverso a produrre diverse reazioni.

      Amalio continua a leggerci, di sicuro vedrà il suo saluto, in ogni caso glielo scriverò.

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    4. Ma sì, lo diceva anche Berne. Ovviamente, in un dialogo instaurato alla pari, in cui non si prevarica sull'interlocutore, è più facile comunicare i propri pensieri, quanto meno perché non ci si mette sulla difensiva e quindi si è più rilassati. I dialoghi più fruttuosi, non a caso, sono quelli in cui si ha curiosità nei confronti dell'interlocutore e voglia di conoscere il suo pensiero e questo è reciproco. Ma immagino di non doverle dire io che, spesso, ci sono meccanismi forzati che esulano dal voler comunicare qualcosa. Ci sono persone che fanno le sceneggiate, quando parlano. In quel caso, vogliono solo un pubblico e non è necessario che il pubblico parli. Anzi, non è previsto e farlo è considerato un atto molesto!

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    5. Sì, ma qui l'argomento riguardava lei e il suo modo di porsi sui blog, da dove, a detta sua, viene cacciata a calci. Il mio personale parere è che a lei piaccia essere cacciata a calci e fa di tutto per ottenerlo, in modo da rafforzare il suo pregiudizio sul mondo virtuale, così passa la maggior parte del tempo a provocare, finché il blogger di turno non la caccia via.
      Peccato, lei dev'essere una persona interessante, ma spreca così tante energie per creare profezie che si autoavverano, che magari si perde per strada qualcosa di bello. Oppure è questo il suo divertimento e nel caso, va bene così ;)

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    6. Beh, sul fatto di essere provocatoria ha sicuramente ragione. Ma ê il mio modo di essere selettiva e sembra sia parecchio efficace. Non mi piace la gente che si arrende facilmente al primo alterco. È quella in cerca di consenso. Pensi quanta ne ho scovata! Quanto al mio pregiudizio sul mondo virtuale, ora vado a prendere una cosa che mi ha fatto tornare in mente!

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  8. Di solito, quando uno sconosciuto ne provoca un altro, la prima reazione è quella di allontanarsene, a meno che uno non vada al di là della provocazione, ma per farlo deve intuire che è una provocazione e che ne vale la pena.

    Non oso immaginare cosa sia andata a prendere. Resto in trepidante attesa.

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  9. Trieste 1 settembre

    Cominciano di nuovo le sere tristi di settembre. Sono seduto qui, nella mia camera, a pensare all'estate, a tirare le somme. Sono successe tante cose quest'estate. Ho qui in mano una foto di Innsbruck, sono stato a Innsbruck quest'estate. Al ritorno da Innsbruck ho avuto la patente e la macchina, sono andato in giro, lontano, vicino, tante esperienze tanti ricordi, cose passate che non ritornano. Ieri ho sfasciato la macchina. Eravamo io e Raski. Siamo andati 5 giorni in giro per l'Italia. Sì dunque ieri abbiamo fatto BOMM fuori strada contro un muro. ILLESI. Prima dell'incidente siamo stati a Trento, a Verona, a Mantova a Padova a Venezia. Avremmo voluto andare anche ad ANCONA e a La Spezia ma erano troppo lontane. Sono successe tante cose quest'estate.
    Sono contento. Ho faticato un casino per recuperare il tuo indirizzo e non so nemmeno se è proprio giusto. Comunque se questa lettera arriverà, rispondimi.
    Avrei voluto conoscerti meglio. Son qui che scrivo mentre suona MARGHERITA di Cocciante. Fuori vento e pioggia si intonano tristi con la canzone.
    È tardi ma i ricordi si affollano tutti, stasera. Non dovrei restare qui, dovrei avere una ragione valida per attaccarsi al presente; vittima delle cose andate sto annegando nei ricordi. Ricordi di un'estate che mi ha riempito di sé, con tutti quei momenti, che non importa se allegri o tristi, ma pieni e genuini come la vita; ed un capitolo di vita si è bruciato quest'estate. Sorriderò ancora ma qualcosa è morto per sempre. (Parentesi letteraria)

    Ts 12 settembre
    Da quella sera non avevo più visto la lettera. Adesso concludo. Mi son ricordato della lettera, perché me l'hai detto tu stanotte in sogno. Ho sognato di essere con te in camera mia, come quella volta, a parlare di niente è di tutto a dirci cose stupide o intelligenti che valevano tantissimo solo perché dette. Eravamo lì dunque ed entra la Lucia portandomi una lettera. Era sua: diceva che mi lasciava perché io andavo con te. Io le dicevo non era assolutamente vero, che stavamo parlando dei ragazzi che c'erano a Innsbruck, di Z8 per esempio. Ma lei è uscita urlando che mi lasciava. Poi abbiamo parlato fino a che non è arrivata mattina. Allora è entrato Raski in camera,ci siamo messi a ridere e tu sei uscita. Mi ricordo che mi è dispiaciuto molto. Subito dopo è venuto qualcuno a dire che eri partita per Ancona e che avevi lasciato detto di scriverti.

    Yale

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  10. Notte

    Non ho sensazioni oggi, sono piatto come una tavola di marmo. Sarà per come passo le mie giornate o sarà per questo vento d'ottobre che non mi dà pace. Pazienza. Stamattina non sono andato a scuola. Sono andato con un'amica ad accendere un fuoco sulla spiaggia; siamo stati a parlare del mondo come due vecchi. Non ho molte cose da dirti, Silvana, sono innamorato di una ragazza. È una bella ragazza, direi piuttosto però che è un essere umano. Un essere umano con sentimenti e sensazioni umani, non dico perfetti, bada, dico umani, così rari in questi tempi malati. È una persona cui se dici qualcosa, puoi star tranquillo che lei la capisce.leggo e penso molto, anche se fa male. Ma quanto al poeta: magari. Sono solo un venditore di parole, anzi nemmeno le vendo. Mi tocca regalarle. Non le capirebbe neanche un cane. È poi sono cose che non penso; sono troppo stupido per credere in quello che sogno. Io sono nato: 28 marzo 1958 sabato di Passione (1 sabato prima di sabato santo) ore 20 (8 di sera) città: TRIESTE

    Magari scrivi

    Cara signorina, era il 1976 e queste sono le prime due di tante lettere scambiate nel corso degli anni con tante persone e che continuo a conservare e, ogni tanto, a rileggere. Di centinaia di e-mail scambiate, invece, non ne ho tenuta nessuna. Non è un caso. Come vede queste lettere non sono scritte in modo perfetto, sono piene di cancellature, una a matita, l'altra con due inchiostri blu diversi, entrambe scritte su fogli di quaderno a righe. Eppure mi sono molto care e sa perché? C'era quello che in nessuna delle e-mail che ho ricevuto era presente: contenuti, per quanto ingenui, visto che io avevo 15 anni e questo ragazzo tre di più. Il fatto che in seguito ne abbia scambiate moltissime, molte delle quali sono state conservate, contraddice quanto afferma. Da sempre mi dicono che, con me, si parla benissimo e non ci sarà nessuno che possa riuscire a convincermi del contrario. È possibile che il mezzo virtuale mi remi contro, ma non ho intenzione di piegarmi alle esigenze di uno stupido mezzo di comunicazione laddove i decenni passati hanno un peso decisamente maggiore, come testimonianza. Specie se di gente che mi ha conosciuta di persona, anche se spesso solo superficialmente. È questo il motivo per cui non ho più intenzione di dare il mio indirizzo e-mail a qualcuno. È il mezzo che è difettoso, non io. Sono quelli a cui l'ho dato in passato che erano poco seri, non io. E, su questo, non ho alcun dubbio. Né me li farà venire lei.

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  11. Non volevo farle venire nessun dubbio, volevo solo dirle che non può giudicare chi non conosce sulla base di conoscenze e vissuti passati. Mi spiace per lei, io sono una persona che ha avuto tante delusioni, ma non si è lasciata deludere dalla vita, per questo lascio la porta aperta e la chiudo solo quando capisco che non c'è nulla da fare.
    Conservo molte lettere d'inchiostro e carta, mi è sempre piaciuto scriverne e l'ho fatto per anni, adesso un po' meno, ma le cose importanti le scrivo ancora così. Eppure devo confessarle che conservo anche tante mail, bellissime, struggenti,divertenti mail. Conservo quei pezzetti di sé che mi hanno donato persone conosciute attraverso il mezzo che lei odia, attribuendogli una specie di volontà propria e resto fermamente convinta che non è mai "colpa" di un mezzo, ma dipende dal nostro modo di usarlo.
    Ci sono persone che mi hanno dato tanto, persone che continuano ad essermi vicine. Forse sono stata fortunata, non so dirle, ma ci sono persone che ho conosciuto virtualmente a cui sono molto legata e che non ho mai nemmeno visto dal vivo, come Lù e la piccola Straf, due cuori puri e delicati, di una trasparenza e di un'integrità disarmanti. Oppure altre, che poi ho conosciuto dal vivo, come Swann e Max, due uomini che non posso nemmeno descrivere per quanto sono speciali e che mi sono stati accanto in momenti terribili (e questa non è letteratura, è realtà, pure piuttosto crudele) e continuano ad essere sempre presenti, nonostante la distanza.
    Allo stesso modo penso e so di aver lasciato qualcosa di me alle persone con cui ho avuto uno scambio.

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    1. Allora è stata più fortunata di me. O sapeva usare meglio questo mezzo. Il mio limite è questo, probabilmente. Non voglio insinuare nulla, non conoscendola, ovviamente, ma ho deciso da un pezzo che qui posso rischiare di lasciarci solo lo strato superficiale. Quello profondo, proprio no. E non ho intenzione di mettere in discussione me stessa, per questo. L'alternativa è mettersi a verificare costantemente la veridicità dii quello che mi viene detto e l'identità di chi me lo dice. Non è mia abitudine farlo, non l'ho mai fatto e non lo farò mai. Potrei, ma non voglio. Lo trovo umiliante e ho sempre pensato malissimo di chi lo fa. Se c'è chi mistifica non è un mio problema e non lo diventerà mai. Io non ho mai mistificato un tubo. Ho sempre pensato che quello che vale, rimane. Se di qualcosa non rimane niente, vuol dire che non valeva niente. Il nulla chiama il nulla. Quelli che ha nominato se li tenga stretti, dunque.

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