Perché la parola è vento, principio primo dell'essere, scintilla dell'infinito

lunedì 29 agosto 2011

Il mio karma in sei atti



PREMESSA
I lettori più affezionati ricorderanno un post di qualche tempo fa in cui io e Kalì fantasticavamo su ipotetici e bellissimi giocatori di rugby. A dimostrazione che nella mia esistenza tutto è concatenato in modo sadico e perverso e che probabilmente non è altro che la manifestazione del mio karma, frutto degli oscuri peccati commessi nella mia vita precedente, posso confidarvi che ieri un vero e a-a-abbronzatissimo giocatore di rugby è comparso davvero nella mia vita che sembrava scorrere placida e tranquilla.

ANTEFATTO
Facciamo un passo indietro. Da qualche giorno ci ritroviamo in spiaggia io, Gius Lee e la sua fidanzata da ormai quattordici anni, soprannominata la Roby. Gius Lee è un mio amico storico; posso vantarmi di essere fra i pochi ad averlo conosciuto quando i suoi capelli stazionavano ancora stabilmente sulla sua geniale testolina e deve questo esotico nome all'epoca in cui, entrambi giovani e svagati (tre anni fa), decidemmo di consacrare parte del nostro tempo alla nobile e antichissima arte del Tai Chi Chuan e dello Shaolin .
Ovviamente, come al mio solito, pagai tre mesi anticipati (perché si risparmiava) e a malapena riuscii a frequentarne uno, per i motivi che voi tutti starete già ampiamente immaginando. Fui costretta ad abbandonare questo onorevole sport giusto dopo aver imparato a tirare i pugni; insegnamento che misi proficuamente in atto col mio fidanzato di quel periodo il giorno in cui ci lasciammo in maniera piuttosto turbolenta (ma questa è un'altra storia). Il nome Gius Lee nacque proprio allora, in onore del più famoso ma meno micidiale Bruce.
Negli ultimi giorni, dunque, ci ritroviamo in spiaggia noi tre e il loro amico Fab, uomo simpaticissimo col quale ho avuto modo d'intavolare interessanti discussioni ad ampio raggio, con reciproco piacere. Fab, detto anche Gambadilegno, per via di un ginocchio gonfio a seguito di una recentissima e si sospetta mal riuscita operazione al menisco, si è subito meritato gli sguardi al vetriolo di "Ma è brutto!", fedele ammiratore da più di un lustro, che da due giorni a questa parte si è accorto che io concedo la mia attenzione a un essere di sesso maschile single e devo ammettere che dalle occhiate di feroce disapprovazione che lancia non deve essere molto d'accordo. Sicuramente pensa che tra noi ci sia del tenero, perché qui da me "il paese è piccolo e la gente mormora", ragion per cui, basta parlare con qualcuno e già ci si ricama su. Dal momento che gli usi e costumi tribali sono stati da me accantonati da anni nella categoria "folklore locale", francamente me ne infischio e continuo a salutare "Ma è brutto!" col solito scintillante sorriso, ridendomela tra me e me del fatto che lui si roda senza motivo. 

ATTO I - Retrospettiva
Gius Lee ha l'abitudine di abbracciarmi, farmi lo sgambetto, provare le ultime mosse di Shaolin imparate, ficcarmi le dita fra le costole esclamando: "Che addominali!", insomma, ha questo insano modo di strapazzarmi un po'. Un bel po'. Essendo io notevolmente refrattaria al contatto fisico con la maggior parte del genere umano, tuttavia, in nome della nostra grande amicizia, gli concedo persino di farmi muovere due passi impacciatissimi al ritmo della solita musica da balli di gruppo che si strimpella nello stabilimento balneare accanto alla nostra spiaggia, come per l'appunto ieri mattina.
In fondo lui è un burlone e io gli voglio bene. Gliene ho voluto molto meno l'altro ieri, quando una sua performance come tartaruga marina subacquea mi è costata due ore di ghiaccio sulla caviglia, gonfiore e un ematoma di tutto rispetto, però è una delle poche persone che reputo veramente amiche e quindi gli perdono tutto. Anche perché lui c'è sempre stato per me, un po' come un fratello maggiore, e abbiamo vissuto un sacco di esperienze simpatiche insieme. Ricordo la volta in cui partecipammo alla migliore scuola estiva di metodologia della ricerca; per lui fu un'esperienza memorabile, soprattutto dover affrontare nello stesso giorno due emergenze del terzo tipo. In mattinata il suo amico e compagno di stanza gli fece lo scherzo di andare in coma diabetico. Nel pomeriggio fu costretto a portar me al pronto soccorso perché avevo in circolo troppo cortisone e non reagivo tanto bene alla cosa. Disse che dopo queste due esperienze avrebbe potuto affrontare di tutto... e così a coronamento della giornata gli venne un'epica dissenteria. Il mio fido Gius Lee.

ATTO II - Eros
Ieri mattina ci ritroviamo sul bagnasciuga dello stabilimento Exotic a chiacchierare con Vince, mio vicino di casa in città, il cui padre da tempo mi fa una corte spietata perché mi vorrebbe come nuora per sistemare l'unico figlio che gli resta da sposare e che non ne ha nessuna intenzione, preso com'è dal lavoro di ingegnere informatico pendolare tra l'Italia e gli Stati Uniti. Esiste nella mia mente una strana legge per cui se conosci qualcuno fin da bambino e non è mai successo nulla, è impossibile che da adulto quel qualcuno possa provocarti qualche cosa. In altre parole, se per più di  trent'anni non ci siamo reciprocamente ispirati nulla un motivo ci sarà, no?
Vince mi si avvicina e mi fa notare che l'animatrice sta per cedere lo scettro di animatore per i balli in acqua al fenomeno del momento, tal Eros. Rayban scuri, fisico scolpito, ciuffetto altrettanto scolpito, sembra anche carino. Parte la musica e i nostri sguardi si fissano tutti su di lui. Vince, Fab, Gius Lee, la Roby ed io non riusciamo a staccargli gli occhi di dosso.
"No, dico, l'avete visto?"
"Come fai a non notarlo?"
"Avete visto che movimento di bacino?"
"Vogliamo parlare di come muove le braccia?"
"Sono senza parole"
"Io non ci credo"
"Mio Dio, è sconcertante"
"E il bello è che lui ci crede, sì, ci crede proprio di essere figo..."
"Mamma mia, io con uno che ondeggia così non ci uscirei nemmeno morta"
"Guardalo, guardalo ora... gli manca solo il tutù!!!"
E via di seguito... osservazioni da acutissimi scienziati sociali, qual siamo io e il fido Gius Lee, mica volgari chiacchiere da spiaggia in una domenica assolata in riva a un mare da favola.

ATTO III - Il giocatore di rugby
Dopo aver ammirato il leggiadro Eros e le sue memorabili piroette, torniamo a parlottare fra noi sul bagnasciuga. Entrano in acqua due ragazzine e volano schizzi. Arriva vicino a noi un piccolo pallone di plastica e volano altri schizzi. Gius Lee è sul punto di dire gentilmente ai bambini che l'hanno lanciato: "Se non la smettete, vi taglio il pallone!", come ci siam sentiti minacciare tante volte anche noi alla loro età, però ha un brivido e ci ripensa, non possiamo mica diventare uguali agli adulti dei nostri tempi!!! 
Preciso come un orologio svizzero arriva un altro schizzo. Come in un film io mi volto e a cinque metri di distanza vedo lui, l'a-a-abbronzatissimo giocatore di rugby, in boxer bianchi, che fa un tiro da lasciare senza fiato. Letteralmente senza fiato. 

ATTO IV - Si consuma il dramma
Il pallone da rugby, un bellissimo pallone di cuoio, vola dalle mani del giocatore in linea retta a fortissima velocità attraverso la folla. Gli astanti ammirati osservano la scena di una potenza voluttuosa, finché la perfezione del lancio non trova la sua naturale conclusione nello schianto violentissimo con... indovinate cosa? Ma naturalmente con la bocca del mio stomaco!!!
Il mondo si ferma per un decimo di secondo. La scena rallenta. Io strabuzzo gli occhi, incredula. Mi si mozza completamente il fiato. Tutto intorno un silenzio carico di attesa e tensione. La gente è immobile. Tremila occhi  preoccupati assistono allo spettacolo del mio corpicino che si ripiega su se stesso di lato in una morsa di dolore... alla faccia di chi diceva che ho gli addominali! 
Fab mi prende per un braccio. Temo di aver stritolato il suo. Riprendo a respirare, ma respiro male e, infatti, inizio allegramente a iperventilare. Non è la prima volta che un dolore fortissimo mi manda in iperventilazione. E lì si scatena l'inferno. L'immobilità di prima si scioglie, ogni cosa intorno riprende a muoversi, caoticamente, e vengo sovrastata dalle voci che si susseguono a raffica per dare i consigli più disparati. 
Si sa che eventi di così alta drammaticità scatenano nella folla la famosa sindrome del "ci penso io". Chi non vorrebbe improvvisarsi medico, tuttologo e salvatore di fanciulle così precisamente colpite dall'onda d'urto di una brutale potenza? Chi, di grazia?

ATTO V - Ti salvo io!
Nel vortice del caos generale sono l'unica a conservare calma e lucidità, a dispetto della gente che mi urla: "Stai calma, stai calma"! Certo che sto calma, mica è la prima volta che iperventilo, e certo che devo rimanere lucida prima che finiate di ammazzarmi, razza di imbecilli. Mio Dio, dammi la forza di non svenire ché devo coordinare i soccorsi!!!
"Chiamiamo un dottore?" urlano alla mia destra.
No.
"Mettiamola dentro l'acqua" propone un genio alla mia sinistra.
"Sì, sì, stendiamola dentro l'acqua" gli fa eco un'altra invasata.
No!!! Ma siete scemi? Mi volete pure annegare?
"Fatela stendere!" ordina qualcuno nel mucchio.
Devo filarmela quanto prima o questi mi ci cacciano a calci nella fossa.
"Chiamiamo il 118?"
Ci manca solo quello e mi danno il colpo di grazia. Come minimo mi sparano prima una flebo di cortisone in vena, poi gli viene il panico e mi fanno l'adrenalina come l'altra volta! Devo andare via!!!
"Stai calma, stai calma" urla una vecchia isterica di fronte a me.
Certo che sto calma, vecchiaccia, se no mi spedite al Creatore prima del tempo.
"Fab" - riesco a malapena ad articolare - "fai allontanare tutti". Fab impartisce l'ordine alla folla inquieta. 
"Allontanatevi!!! Fatela respirare". La gente un po' si dirada.
Ci manca solo che subentri una crisi d'asma se sento l'odore di qualche immonda crema al cocco e poi è fatta!
Eros zompetta verso di me garrulo e piroettante e già qualcuno fantastica ad alta voce di provare a farmi la respirazione bocca a bocca. Fab lancia occhiate di fuoco ai temerari che hanno proposto la cosa.
Mio Dio, dammi la forza di restare lucida se no questi mi fanno fuori davvero.
Inizia a girarmi la testa. Sta succedendo di nuovo. Mi s'intorpidisce metà del viso. Guardo Gius Lee e gli dico in un fiato.
"Mi sento male, corri a chiamare mio padre".
Veloce come il vento il prode Gius si precipita dall'altro lato della spiaggia a chiamare l'unica persona (visto che mio fratello è partito alla volta del gelido Nord) che sa cosa fare se mi sento male e, soprattutto, cosa non fare.
Nel frattempo non mi reggo più sulle gambe e mi mettono a sedere sul bagnasciuga. La tipa di prima propone ancora una volta di farmi distendere in acqua. Io non riesco più a controllare le gambe. Nessuna via di fuga. Devo restare lucida. Sopraggiunge l'ultima persona in grado di incasinare i soccorsi, spinta dal famigerato istinto materno che le ha fatto intuire si stesse consumando un dramma con protagonista la sua amata bambina.
In pochi istanti sopraggiunge mia madre. Nel panico, ovviamente.
E vai! Ora devo gestire pure lei. Ma mio padre che cavolo di fine ha fatto?
Mi guardo intorno. Ho poco tempo per decidere e per pensare. Gambadilegno non può. Resta solo Vince che peraltro stava già dicendo che sarebbe stato meglio portarmi sul lettino sotto l'ombrellone dei suoi. Certo, magari passare dalle proposte ai fatti no, vero? Capisco che non sia un uomo d'azione, devo farlo io.
Lo guardo e gli dico: "Mi prendi in braccio?".
Mi osserva indeciso. Poi si piega e mi prende di peso. Sta per essere incoronato eroe della spiaggia, tutto intorno uno stuolo di sguardi ammirati. Il cavaliere salva la fanciulla in pericolo. E mentre un'impalpabile aura di poesia circonda il suo gesto lui cosa fa? Dice quelle parole... "Meno male che sei leggera e pesi poco... metti che mi veniva il mal di schiena"...
Ci sarà un motivo per cui con uno così non potrà mai succedere nulla, vero?

ATTO VI - La fanciulla e il cavaliere
Vince mi depone sul lettino e finalmente arriva Gius Lee con mio padre, il quale si mette all'opera e neutralizza mia madre che sta rispolverando l'ipotesi del 118 pur sapendo benissimo che non deve. Faccio uno sforzo immane per concentrarmi e non perdere i sensi. Un braccio trema in modo incontrollato e io devo riprendere a respirare bene. 
Gius Lee mi si avvicina, testa contro testa e inizia a parlarmi dolcemente. Mi mette un dito sulla pancia e mi chiede di respirare a fondo, devo trattenere il fiato e ripristinare il corretto scambio ossigeno-anidride carbonica. Lo so, è successo altre volte. Non ho alternative. L'alternativa è l'ospedale e la chimica. Ma io non posso. Riprenderei a respirare, ma starei peggio per gli effetti dei farmaci e dell'ambiente ospedaliero. Non ho alternative. Devo farcela. Ascolto solo la sua voce e ignoro tutto il resto.
Il giocatore di rugby è nelle vicinanze. Qualcuno l'ha portato lì per fargli vedere le conseguenze della funesta pallonata. Resta a distanza più o meno di fronte a me finché non mi riprendo.
Ritorno a muovere le gambe e il braccio. Scherzo con i miei amici. Vince sorride e dice: "Di' la verità, hai fatto tutto questo perché ti prendessi in braccio".
"Certo! - gli rispondo - non vedevo l'ora che mi abbracciassi. Da adesso sarai l'eroe della spiaggia. Comprati un paio di boxer rossi e diventa il nostro baywatch. Solo che se salvi qualche fanciulla, non fare commenti sul peso... non è proprio carino" .
"Eh, sì, ma t'immagini se mi viene il mal di schiena?"
"E va bene, se ti viene il mal di schiena ti faccio un massaggio, contento?"
Ridacchia.

EPILOGO
Un ragazzo mi chiede se può far avvicinare il giocatore di rugby. Io imbarazzata gli dico di sì. Avrà 12 anni e l'espressione seria e mortificata. Mi chiede scusa. Gli dico di non preoccuparsi , ma di stare attento la prossima volta e per smorzare la tensione aggiungo: "Comunque, complimenti! Il tiro era perfetto, una potenza incredibile!". Gli faccio l'occhiolino. Lui sorride e se ne va. Nel pomeriggio mi diranno che il nonno ha insistito per metterlo in punizione. Gius Lee commenta: "Una famiglia d'altri tempi".
Sono ancora un po' frastornata. Gli scienziati della spiaggia sono tutti scomparsi. Resto con i miei amici, scherzando sull'accaduto. Poi la Roby fa la seguente considerazione: "Però, che cavolo, eravamo in cinque lì davanti... proprio te doveva prendere quella pallonata?.
Quello che mi chiedo anch'io guardandomi la chiazza rossa sullo stomaco... e mica una pallonata qualsiasi. Ma la pallonata di un ragazzino tracagnotto che gioca a rugby, la pallonata di un pallone da rugby in durissimo cuoio... già, perché proprio a me?

CONSIDERAZIONI FINALI
Morale della favola: il prossimo che si ostina a ripetermi che esagero quando affermo che la Sfiga (nume tutelare della mia esistenza e regina del mio Olimpo personale) mi ama alla follia è invitato a trascorrere 24 ore di fila con me... a suo rischio e pericolo e con la speranza che sopravviva... (lui, non io, ché alla fine della giornata la mia pellaccia la riporto sempre a casa).

.

16 soffi di vento:

  1. Un abbraccio affettuoso cara Alessandrea... ti mando solo un abbraccio....


    BidiBLU

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  2. Bidi, grazie per l'abbraccio, ma ti supplico, smettila di storpiare il mio nome!!! ^_^

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  3. Gli scienziati tuttologi da spiaggia sono veramente i migliori. Ma il livello sublime di voler mettere uno in acqua, non lo avevo mai trovato. Geniale! Da pubblicate su Resuscitation.

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  4. Io l'ho sempre detto, che il rugby è pericoloso. Anche gli animatori, le spiagge, i turisti sono pericolosi.

    Sembrava una scena di un romanzo di Lansdale. Rrrrrrrrrrrrrrritmo!
    :-)

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  5. @ Mammapellona: ahahahahahah!!! Giuro che non ho romanzato nulla... parola per parola e pensiero per pensiero è accaduto tutto sul serio... come dice Gius Lee: "La realtà supera sempre la fantasia".

    @ Blez: vero? Quasi quasi meglio essere asociali... dici che è giunto il tempo di scrivere il mio benedetto romanzo? ^_^

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  6. Yesss!
    Titolo, Karma ed ellissi.
    Penso che ci vogliano: femmine fatali, maschi brutali ed ottusi, gentiluomini silenzioni ed acuti, pedinamenti, inseguimenti in auto, corpo a corpo silenzioni e mortali, un ristorante cinese, una spiaggia sabbiosa in inverno, due cani neri, spari misteriosi, un carico prezioso di cui non si conosce la natura, seduzione, un po' di sesso molto molto caldo, un'autoradio che trasmette Thelonius Monk, un'illusione d'amore.

    Prego.

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  7. Ahahahaha... in realtà ho qualcosa in ballo da un po'... riesco a scrivere solo di cose che conosco molto molto bene... quindi mi sa che di femmine fatali, maschi brutali ed ottusi, gentiluomini silenziosi ed acuti, seduzione, un po' di sesso molto molto caldo e un'illusione d'amore posso riuscire a parlare tranquillamente ^_^
    Grazie, mio fido Maestro... aspetto un'adeguata istruzione musicale di cui difetto, ma per questo ci sei tu ;-)

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  8. ...dunque, cara Ale....per il tuo romanzo direi che ci sarebbe da variare qualcosina, prima fra tutte l'età del giocatore di rugby protagonista (vogliamo farlo arrivare alla maggiore età?)...poi se vuoi, mentre il Maestro pensa alla colonna sonora, io posso darti una mano per i corpo a corpo silenziosi e mortali, oggi sono in vena....;-DDD

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  9. Troppo lungo questo post, devo recuperare le mie capacità cognitive

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  10. Ah.
    Bè, certo, con la musica ti aiuterò come posso... è che speravo tanto nel ristorante cinese...

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  11. ok.
    Allora a presto Ale. Alè! :P

    (kisssswishhhhhhhhhh)
    BidiBLU ^_^

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  12. @ Kalì: ih ih ih... ti ci vedo in un corpo a corpo silenzioso e mortale... quanto al romanzo facciamo così, fatemi finire quello che sto scrivendo e poi ne riparliamo... ;-)

    @ Inneres: lo so che è lungo, per questo l'ho diviso in sei atti :-P

    @ Blez: il ristorante cinese, con tutto quel glutammato è il biglietto da visita per il paradiso... o l'inferno... possibilmente vorrei morire d'altra morte... però, dimmi, caro, cosa si nasconde nel ristorante cinese, eh? ^_^

    @ Bidi: bravo!

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  13. In effetti il glutammato mi era sfuggito...

    Nel ristorante Ryu no seishin si celano un prezioso carico ed una splendida femme fatale... e i miei wanton al vapore.

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  14. ha fatto il bene il nonno!!!!ricovero in casa-famiglia,unico rimedio per adolescenti troppo "attivi"...
    la gigia tua

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  15. Guarda che poi fanno bene a dire che le assistenti sociali portano via i bambini... :-P
    Piuttosto, io avrei ricoverato all'hospice la vecchia che voleva che mi stendessero in acqua... >_<

    PS: Gigia mia, che onore averti qui!!!

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  16. Ma è uno spasso! Me l'ero perso!

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