Perché la parola è vento, principio primo dell'essere, scintilla dell'infinito

sabato 25 giugno 2011

La bambina del vento




Ero la bambina che camminava nel vento e si lasciava trasportare leggera, sperando la portasse via.
Ero la bambina con lo chignon che danzava eterea sulle punte di gesso nel suo tutù bianco - le braccia sottili disegnavano arabeschi nell'aria.
Ero la bambina con lo sguardo rivolto al cielo nelle notti primaverili ed estive, a caccia di stelle e desideri.
Ero la bambina taciturna, che il silenzio proteggeva dal mondo, dal caos, da quel che non capiva, da ciò che la spaventava.
Ero la bambina dai capelli a caschetto, lisci lisci, con fili d'oro e rame che si rincorrevano ridendo.
Ero la bambina dagli occhi pensosi, l'animo malinconico, che non parlava in pubblico, ma osservava ogni cosa.
Ero la bambina dalle ginocchia sbucciate per le cadute coi pattini, che una volta a terra si rialzava e ricominciava.
Ero la bambina dalle belle mani, le orecchie piccine e il viso affilato.
Ero la bambina che non parlava al telefono, perché le voci senza un volto la mettevano a disagio.
Ero la bambina che s'immergeva nell'armadio della mamma per aspirarne il profumo da una camicetta di seta.
Ero la bambina che amava le storie, divorava libri, ascoltava il nonno raccontare - ancora e ancora e ancora.
Ero la bambina che picchiava i ragazzetti che facevano i bulli col suo fratellino, sul quale voleva avere l'esclusiva di vita e di morte.
Ero la bambina dalla fantasia sconfinata, che creava mondi, racconti, giochi di specchi nella sua mente.
Ero la bambina che sperimentava pozioni tra provette e fiori, miscelando elementi, sognando alchimie.
Ero la bambina dalla voce dolcissima, che cantava incantando il silenzio.
Ero la bambina che dormiva per tutta la notte, abbracciata stretta a un gattino di pezza dagli occhi verdi.
Ero la bambina che percepiva la poesia della matematica, che disegnava alberi d'autunno, che imparava come se respirasse e aveva sete di sapere e comprendere.
Ero la bambina gracile, delicata, che conosceva il dolore.
Ero la bambina che ha ingoiato lacrime quando ha dovuto lasciare la danza, perché continuava ad ammalarsi -  "Peccato, signora, prometteva davvero bene..."
Ero la bambina che aveva il dono di scrivere come se dipingesse universi di luce.
Ero la bambina che si sentiva sempre fuori posto, fuori tempo, fuori luogo.
Ero la bambina su cui vegliava un angelo triste.
Ero la bambina che non voleva apparire, desiderando essere invisibile per non sostenere lo sguardo degli altri.
Ero la bambina magra e sensibile, col vestitino azzurro e la pelle diafana.
Ero la bambina che collezionava penne e che scriveva col blu pensieri di carta e ombra.
Ero la bambina che sognava d'essere angelo o poeta.
Ero la bambina dal sorriso solare e dall'abbraccio avvolgente.
Ero la bambina che si lasciava prendere per mano senza stringere quella che la conduceva.
Ero la bambina che si faceva cullare dal mare, perdendosi nel sussurro dell'onda.

Ero la bambina che correva nel vento, su strade di polvere e pietra, sognando una vita che non ci sarà.

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10 soffi di vento:

  1. Non so se sono in grado di consolarti, e non so se una consolazione è quello che vuoi…quello che so è che la vita non è mai come ce la sognavamo da piccole, o da ragazze….ci sono sempre degli intoppi, grandi o piccoli, che fanno deviare il corso dei nostri sogni e progetti…ma anche in questi intoppi c’è un perché…una mia amica molto saggia mi dice sempre che queste impasse sono dei mezzi per imparare…di se stessi e degli altri…e quindi dei mezzi per diventare migliori…magari se non avessi avuto la tua “compagna malattia” non saresti diventata l’Ale splendida che sei, intensa e profonda…

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  2. Forse un giorno capirò il senso di tutto questo dolore... per il momento mi resta la bruciante sensazione che la mia sensibilità e ogni cosa che ho fatto per coltivare la mia anima siano solo sprecate...
    Non mi aspettavo di non vedere più nulla davanti a me, proprio nel momento in cui la vita sembrava avesse iniziato a sorridermi...

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  3. Non mi azzardo a parlare di una condizione che non conosco e che comunque mi sembra molto delicata, ma che vuoi dire con il non veder più nulla davanti? Nessuno di noi, nè io nè te, sappiamo cosa ci riserva il futuro, che a volte è stupendamente imprevedibile... senza voler fare paragoni con te, quando mio marito mi lasciò pensavo che la mia vita era finita, e invece sono qua, e sto meglio di prima...chiaro che una malattia è una cosa un po' diversa, ma chi può sapere qual'è il nostro destino? e soprattutto,
    niente di tutto quello che hai fatto è sprecato, per te ma anche per chi ti sta intorno...fosse anche solo per il fatto di avermi fatto scoprire dei versi e dei quadri meravigliosi...
    Un abbraccio

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  4. Già, è come dici tu... nessuno può sapere quale sarà il proprio destino... oggi il rammarico è per tutto il tempo negato, perché la mia giovinezza si sta perdendo in questa maledetta situazione, perché ci sono giorni più difficili degli altri... e soprattutto perché so quel che non potrò più essere e fare...
    Grazie di cuore per il tuo bellissimo abbraccio

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  5. Dietro di me viali di lasciti e memorie, lontano vedo me stesso.
    Ah, se quel canto e la danza sospesa
    a mezz'aria tornasse a far battere il cuore, forse l'affanno potrebbe ancora soffiare: sei vivo!

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  6. Conosci Dylan Thomas?
    Domanda stupida...

    Questa poesia si intitola Splendessero lanterne. Ariodante Marianni, il suo più grande traduttore, sostiene che il tema della poesia è "il contrasto tra stasi e movimento, il permanere nel divenire, la scarsa utilità della ragione rispetto alla vita". Sono 30 anni che mi porto dietro questo libro ovunque vada.

    ps per quanto impossibile sia farne un motivo di consolazione, nessuna vita è mai come è stata sognata, la mia per prima.


    Splendessero lanterne, il sacro volto,
    Preso in un ottagono d’insolita luce,
    Avvizzirebbe, e il giovane amoroso
    Esiterebbe, prima di perdere la grazia.
    I lineamenti, nel loro buio segreto,
    Sono di carne, ma fate entrare il falso giorno
    E dalle labbra le cadrà stinto pigmento,
    La tela della mummia mostrerà un antico seno.

    Mi fu detto: ragiona con il cuore;
    Ma il cuore, come la testa, è un’inutile guida.
    Mi fu detto: ragiona con il polso;
    Ma, quando affretta, àltero il passo delle azioni
    Finché il tetto ed i campi si livellano, uguali,
    Così rapido fuggo, sfidando il tempo, calmo gentiluomo
    Che dimena la barba al vento egiziano.

    Ho udito molti anni di parole, e molti anni
    Dovrebbero portare un mutamento.

    La palla che lanciai giocando nel parco
    Non è ancora scesa al suolo.

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  7. Cara Ale, la bambina che eri era certamente una magia, ma mi pare abbia lasciato spazio ad una donna ancor piu' meravigliosa...

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  8. @ Blez: conosco Dylan Thomas e questa poesia è meravigliosa. In effetti non cerco consolazione, cerco solo il senso di quel che mi è successo. Non è la delusione per una vita sognata quello che davvero mi fa male... è la delusione di non poter realizzare la vita che avevo già, perché una malattia ha spezzato ogni cosa.

    @ Mammapellona: arrossisco e sorrido ^_^ Benvenuta qui.

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  9. io ero
    io sono
    io sarò
    con quella leggerezza
    quel disincanto
    nel frattempo nulla è sprecato
    le fondamenta di quei sogni
    sono ancora integri
    nonostante tutto

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  10. Le fondamenta non vedranno la luce, nonostante tutto...

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