Perché la parola è vento, principio primo dell'essere, scintilla dell'infinito

martedì 4 novembre 2008

Tu venivi

Paolo Quartana, Amore e Psiche


Non m'hai fatto soffrire
ma attendere.

Quelle ore
intricate, piene
di serpenti,
quando
l'anima cedeva e affogavo,
tu venivi camminando,
tu venivi nuda e graffiata,
tu giungevi insanguinata fino al mio letto,
fidanzata mia,
e allora
tutta la notte camminammo
dormendo
e quando ci svegliammo
eri intatta e nuova,
come se il grave vento dei sogni
di nuovo avesse dato
fuoco alla tua chioma
e in frumento e argento avesse sommerso
il tuo corpo fino a renderlo abbagliante.

Io non soffrii, amor mio,
io solo ti attendevo.

Dovevi cambiar di cuore
e di sguardo
dopo aver toccato la profonda
zona di mare che ti diede il mio petto.
Dovevi uscire dall'acqua,
pura come una goccia innalzata
da un'onda notturna.
Fidanzata mia, dovesti
morire e nascere, io t'attendevo.
Non soffrii cercandoti,
sapevo che saresti venuta,
una nuova donna con ciò che adoro
di quella che non adoravo,
con i tuoi occhi, le tue mani, la tua bocca,
ma con un altro cuore
che albeggiò al mio fianco
come se sempre fosse stato lì
per star con me per sempre.

Pablo Neruda, I versi del Capitano


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