Perché la parola è vento, principio primo dell'essere, scintilla dell'infinito

giovedì 5 aprile 2012

Ondine

Nathaniel Currier, Ondine. 1843 circa. Litografia della ballerina Carlotta Grisi nel Pas de l'ombre del coreografo Jules Perrot e del compositore Cesare Pugni's nel balletto Ondine, ou La Naïade


Ritratto VI 

Ritorna come l'onda.
Ritorna al mio cuore.

La maglietta le scivola lungo i fianchi come un vestito troppo grande. Ha l'aria maliziosa e un'innocenza nello sguardo che gli si conficcano dentro, senza che lui possa farci niente. I lunghi capelli sciolti sulla schiena, due occhi che raccontano silenzi e tramonti, lunghe dita sottili a sfiorargli il viso. Il tocco della sua mano gli restituisce un brivido, lo stesso brivido che gli ha attraversato l'anima la prima volta che l'ha abbracciata. 
Chiude gli occhi e ritorna a quel sorriso di fine inverno, alle parole notturne, al destino incostante. Riannoda i fili  dei suoi ricordi alla polvere argentea di una luna del Sud che lo osserva pensosa. Scosta le tende con un movimento lento e preciso. Osserva un altro cielo in un altro giorno, in altro senso arreso. Non c'è luna stasera che incanti il silenzio.
La maglietta muove un passo di danza, come i suoi piedi sulla sabbia di un pomeriggio di sole. Un movimento d'onda lo abbraccia, lo avvolge, accarezza l'azzurro che gli esplode dentro. Quasi sul punto di afferrarla per stringerla a sé... riapre gli occhi. Lei non è più lì. 
Gli resta tra le mani solo un sogno, la sua maglietta troppo grande per lei, l'odore della sua pelle sulla stoffa. L'avvicina al viso per aspirarne il profumo. Assenza effimera e inquieta. L'abbraccia come se fosse ancora lì, eterea e impalpabile, silenziosa e imperfetta, come prima dei suoi baci, come prima del buio. Come prima che le dicesse tutto.
Il cuore gli esplode in schegge appuntite quando si sorprende a pronunciare l'inaspettato. Il cuore si spezza davanti allo sguardo sconvolto di lei che non capisce il perché. Non potevo non dirtelo. Non potevo andar via senza che tu sapessi. Non potevo tacere. Ti guardo piangere con quegli stessi occhi che mi hanno  fatto sentire amato. Sento le lacrime morire nei miei. Non voglio farti del male, eppure da lì dobbiamo passare. Dobbiamo attraversare il dubbio, la paura, il perdono. 
Non potevo non dirtelo, piccola ballerina. Non potevo non dirti che la strada è impervia e incerta. Non potevo non dirti che aspettavo te, solo te, per percorrerla. Non potevo non dirti che ho bisogno di sapere che comprendi e resti al mio fianco.
L'onda si arrende sulla battigia, per poi ritrarsi ferita. L'ultima falce di luna rosseggia a Nord. Le stelle piangono lacrime di cristallo. Il vento risuona sinistro e distante. Le mani di lui modellano il ricordo di lei tra le dita, le labbra, l'attesa di un nuovo inizio.
Torna, mia piccola Ondine, ritorna al mio cuore, ritorna a danzare per me.

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13 soffi di vento:

  1. Quella della sindrome di Ondine?
    ;-)

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  2. dalle fatiche di fossati all'eterea ondine sogno di tutti noi eterni fanciulli.
    Ábbiti una serena pasqua
    pace e bene

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  3. E' scritto benissimo e leggere nel finale che si trattava di Ondine è come una rivelazione che spiega tutto il contesto. Complimenti.

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  4. @ Pellona: proprio lei, maledizione inclusa. ^_^

    @ Fracatz: Buona Pasqua anche a te, fraticello.

    @ Topper: grazie mille, caro! ^_^

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  5. Ale, ma perchè questi post sempre così malinconici? :)
    eh, quando uno ce l'ha nel sangue...come ti capisco.
    Vedo che hai cambiato template...questo è magnifico! Da proprio l'idea di una ventata di fresco in arrivo..

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  6. @ Lolita: bentornata, cara!!! Sai, la mia vena è sempre malinconica, io anche... ma non bisogna confondere quel che scrivo con quel che vivo ^_^

    @ disperso: ma che fine hai fatto??? Buona Pasqua anche a te! Tornaaaaaaaaaa

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  7. Buona Pasqua! Come stai? La tua prosa come sempre benissimo, anzi migliora. Navigo poco su internet, ogni tanto lascio un commento da qualcuno dei nostri vecchi amici splinderiani. Un bacione speciale a te che sei stata la mia unica lettrice.
    Alerina

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  8. Ma che bello rivederti, Alerina cara! Io sto discretamente e la mia prosa ti ringrazia. Buona Pasqua anche a te e spero di leggerti ancora.
    Un grande abbraccio

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  9. Anche io avevo comprato casa vicino a quella dei miei. Sarà per questo che meno di un anno dopo ho cambiato città e vita?

    PS: Io non sarò mai mamma.

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  10. Così mi terrorizzi, sei cattivo... attento, perché anche i maschi si possono trasformare nelle loro mamme (ihihihihihih) :-P

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