Perché la parola è vento, principio primo dell'essere, scintilla dell'infinito

venerdì 23 luglio 2010

Il sudore dell'Angelo



C'era freddo, lì da dove veniva l'Angelo. Le lacrime gelavano invece di scorrere, il sudore si raddensava nei pori; così l'Angelo non sudava e non piangeva. Scrutava invece tutto quel che c'era intorno con il suo sguardo limpido e chiaro; coglieva con un'occhiata la struttura nascosta di ogni filo d'erba, di ogni formica, di ogni lucertola. E rimaneva solo, perché tanta chiarezza metteva in fuga tutte le viltà, sgomentava tutte le menzogne. Quelle menzogne e quelle viltà che sono il pane quotidiano di chiunque avrebbe potuto liberarlo dalla sua solitudine.
Un giorno l'Angelo chiuse gli occhi davanti a un'eclisse, girò la testa quando apparve sul suo cammino un ittiosauro, non degnò d'attenzione le tempeste perfette che si addensavano all'orizzonte. Guardò invece dentro di sé e ci vide un gran vuoto. E pianse; e le lacrime ebbero un bel daffare per sbloccare i dotti induriti, ma infine ne vinsero le resistenze e gli scorsero a fiotti sulle gote. E ci fu tutt'a un tratto un gran caldo, frutto forse d'imbarazzo o di tensione; e l'angelo si scoperse madido di sudore.

Ermanno Bencivenga, La filosofia in quarantadue favole

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3 soffi di vento:

  1. premesso che, ahimé, non ho la lacrima facile. Sai bene come sia solo in grado di struggermi dentro.
    E'strano come la sorte sembra non sorriderci mai, nevvero? Eppure, son convinta, che nonostante tutto, non siamo sole mai...

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  2. Già, non ci sorride praticamente mai...
    Spero solo che lo struggimento interiore sia lavato via da un pianto che possa liberarci...
    Quanto alla solitudine, non so... ci sei tu e pochi altri...

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  3. Mi sa che l'angelo ha le caldane. Come me in questo momento. Un supplizio, signorina, non può immaginare.

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