Perché la parola è vento, principio primo dell'essere, scintilla dell'infinito

mercoledì 17 marzo 2010

Sono io


Esiste un tipo di solitudine che prescinde dai variegati e variopinti esseri umani che si ha la fortuna/sfortuna d'incontrare sulla propria strada. Se è vero che noi siamo con gli altri e insieme agli altri, questo esserci o la percezione di esserci, quindi di esistere e viverci in quanto persone, assume sfumature talmente diverse da non poter essere classificate.
Siamo a seconda dei contesti e delle persone che incontriamo, siamo perché viviamo in società, siamo perché incarniamo un certo tipo di cultura, lingua, tradizione. Siamo molteplici eppure unici.
E nonostante società, lingua, cultura, tradizione siamo anche altro. Siamo chi sentiamo d'essere, conosciuti forse solo a noi stessi o nemmeno a noi. In questo spazio scivoliamo e cadiamo, ci risolleviamo e troviamo le ragioni per essere anche al di fuori di noi. In questo spazio ritroviamo il nostro cuore e la nostra anima. In questo spazio esistiamo per noi.
Mi ritrovo a pensare che una solitudine antica ha visto crescere le sue radici dentro di me, mi ha avviluppato l'anima, ne ha tessuto trama e ordito. Mi ritrovo a pensare che quando non riesco a farmi capire pur parlando la stessa lingua di coloro che camminano con me forse non è vero che parlo la loro lingua, forse parlo la mia. Mi ritrovo a pensare che il senso di inadeguatezza al mondo che mi circonda è forse il mio unico modo di essere in quel mondo.
Una solitudine antica mi accompagna da sempre; una solitudine che non temo, ma che non sapevo di amare. Parlare una lingua che nessuno conosce. Sentirsi ospite sui sentieri altrui, perché camminare lungo la propria strada a volte fa perdere il senso dell'orientamento.
Forse questa solitudine è il mio modo d'essere, in un mondo che non mi appartiene e al quale sento di non appartenere. Ho imparato a sentire di esserci nonostante il vuoto, nonostante il distacco, nonostante la non appartenenza a cose e persone. Non riesco a sentire fino in fondo mie troppe cose e persone... non sento di appartenere loro... non dura mai oltre un battito d'ali del tempo.
E va bene così.
Forse semplicemente non dipende né da me né dagli altri. Forse è il mio destino quello di essere altrove e mai in qualche luogo. Forse è la mia solitudine che è parte di me.
Forse sono io.
E va bene così.
Se guardi in fondo agli occhi non c'è un sorriso. Solo consapevolezza che anche questo non mi appartiene.


2 soffi di vento:

  1. Avere l'intelligenza di sentirsi ospiti sui sentieri altrui in caso di bisogno, per poi rifugiarsi nel proprio mondo, la propria casa, i propri affetti (se ci sono)
    Non critico neppure coloro costretti a ridere alle battute del capo od applaudire le sue esibizioni canore, purchè stiano usando l'intelligenza, perchè questa è l'organizzazione che abbiamo dato alla nostra struttura sociale, non conoscendone di migliori.

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  2. "...Tuuu meravigliosa creaturaaaaa..."
    Bacio!!!

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