So perfettamente che un misero amore non vi renderebbe felice, come so che un misero amore non renderebbe felice il sottoscritto. Voi e io non possiamo essere appagati da quel che è parsimonioso nello spirito. Vogliamo molto. Vogliamo tutto. Vogliamo la perfezione. Ritengo, Mayy, che in questo nostro desiderio risieda l'appagamento; perché se la nostra volontà fosse un'ombra tra tante ombre divine, certamente riusciremmo a ottenere per noi un raggio di luce tra le luci divine.
Mary, non temete l'amore; non temete l'amore, amica del mio cuore. Dobbiamo arrenderci all'amore nonostante il dolore, la desolazione, il desiderio che possono conseguirne, nonostante la perplessità e lo sconcerto.
Ascolta, Mary: oggi mi trovo imprigionato dai desideri, desideri nati con me. Oggi sono incatenato ai ceppi di un'antica idea, antica come le stagioni. Potete forse fermarvi con me, nella mia prigione, di modo da poter infine riaffiorare alla luce del sole? Starete accanto a me fino al momento in cui i ceppi scompariranno e potremo quindi camminare liberamente per raggiungere la cima della montagna?
Kahlil Gibran, Lettere d'amore - Corrispondenza con Mayy Ziyadah
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