Max Ernst. The Phases of the Night. 1946. Oil on canvas. 91.5 x 162.5 cm. Private collection. |
"Io sono come te, Notte, buio e nudo; cammino sulla via di fiamme che sovrasta i miei sogni a occhi aperti, e ogni volta che il mio piede tocca la terra s'innalza una quercia gigantesca".
"No, tu non sei come me, Folle, perché guardi ancora alle tue spalle per vedere quanto grande sia l'impronta che lasci sulla sabbia".
"Sono come te, Notte, profondo e silenzioso; e nel cuore della mia solitudine giace una Dea nel travaglio del parto; e in colui che viene partorito il Cielo si congiunge all'Inferno".
"No, tu non sei come me, Folle, perché tremi di fronte al dolore, e ti atterrisce il canto dell'abisso".
"Io sono come te, Notte, terribile e selvaggio; le mie orecchie sono piene delle grida di nazioni vinte e di sospiri per terre dimenticate".
"No, tu non sei come me, Folle, perché prendi ancora per compagno il tuo io piccolo, e del tuo io mostruoso non sai essere amico".
"Sono come te, Notte, crudele e spaventoso; perché il mio petto è acceso dalle navi che bruciano in mare, e le mie labbra sono umide del sangue di guerrieri uccisi".
"No, tu non sei come me, Folle, perché è ancora su di te il desiderio di un'anima gemella, e non sei ancora diventato legge a te stesso".
"Io sono come te, Notte, allegro e spensierato; perché l'uomo che indugia alla mia ombra è ubriaco di vino vergine, e la donna che mi segue pecca piena gioia".
"No, tu non sei come me, Folle, perché la tua anima è avvolta in sette veli, e il tuo cuore non è nella tua mano".
"Sono come te, Notte, paziente e appassionato; perché nel mio petto mille amanti morti sono sepolti in un sudario di baci sfioriti".
"Dunque, Folle, sei simile a me? Simile a me? E sai cavalcare il destriero della tempesta, e sai afferrare la spada dei fulmini?".
"Simile a te, Notte, come te io sono, alto e potente; e il mio trono è costruito sopra cumuli di dèi caduti; e anche davanti a me passano i giorni per baciare l'orlo del mio abito, ma mai per guardare il mio volto".
"Sei come me, figlio del mio cuore più oscuro? E pensi i miei pensieri indomiti, e parli la mia lingua immensa?".
"Sì, noi siamo gemelli, Notte; perché tu riveli lo spazio e io rivelo la mia anima".
Kahlil Gibran, Il folle
"No, tu non sei come me, Folle, perché guardi ancora alle tue spalle per vedere quanto grande sia l'impronta che lasci sulla sabbia".
"Sono come te, Notte, profondo e silenzioso; e nel cuore della mia solitudine giace una Dea nel travaglio del parto; e in colui che viene partorito il Cielo si congiunge all'Inferno".
"No, tu non sei come me, Folle, perché tremi di fronte al dolore, e ti atterrisce il canto dell'abisso".
"Io sono come te, Notte, terribile e selvaggio; le mie orecchie sono piene delle grida di nazioni vinte e di sospiri per terre dimenticate".
"No, tu non sei come me, Folle, perché prendi ancora per compagno il tuo io piccolo, e del tuo io mostruoso non sai essere amico".
"Sono come te, Notte, crudele e spaventoso; perché il mio petto è acceso dalle navi che bruciano in mare, e le mie labbra sono umide del sangue di guerrieri uccisi".
"No, tu non sei come me, Folle, perché è ancora su di te il desiderio di un'anima gemella, e non sei ancora diventato legge a te stesso".
"Io sono come te, Notte, allegro e spensierato; perché l'uomo che indugia alla mia ombra è ubriaco di vino vergine, e la donna che mi segue pecca piena gioia".
"No, tu non sei come me, Folle, perché la tua anima è avvolta in sette veli, e il tuo cuore non è nella tua mano".
"Sono come te, Notte, paziente e appassionato; perché nel mio petto mille amanti morti sono sepolti in un sudario di baci sfioriti".
"Dunque, Folle, sei simile a me? Simile a me? E sai cavalcare il destriero della tempesta, e sai afferrare la spada dei fulmini?".
"Simile a te, Notte, come te io sono, alto e potente; e il mio trono è costruito sopra cumuli di dèi caduti; e anche davanti a me passano i giorni per baciare l'orlo del mio abito, ma mai per guardare il mio volto".
"Sei come me, figlio del mio cuore più oscuro? E pensi i miei pensieri indomiti, e parli la mia lingua immensa?".
"Sì, noi siamo gemelli, Notte; perché tu riveli lo spazio e io rivelo la mia anima".
Kahlil Gibran, Il folle
Che dialogo assurdo.
RispondiEliminaChe si aspettava da un Folle?
EliminaC'ha ragione, pure lei ....
RispondiEliminaSublime. Immenso Gibran
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