Perché la parola è vento, principio primo dell'essere, scintilla dell'infinito

venerdì 8 giugno 2007

Canto pagano



Un canto pagano s’innalza a sud
dalle cavità ferite del tuono
e non germoglia la pioggia
o l’incostante increspatura
di un’onda nel cielo.

Ho consumato i giorni dell’attesa
nella feroce speranza di un addio
nella spietata esistenza del vento
che frantumasse la polvere e il ricordo.

La mia voce non trema
sfida la pietra e lo sguardo
s’imprime nel silenzio e nella terra
infuocando il risveglio.

Ho ascoltato il richiamo del tempo
l’infinito scandito dall’ombra
una notte d’immota grandezza.

… e in tutto questo non contava il fango.
Il mio cuore era solo a varcare le antiche dimore
perché è nella solitudine che la mia anima vive
nella solitudine del volo dell’aquila
nella perfezione della bellezza
in un canto che solo io conosco
in un cammino che è il mio
senza il tormento di parole vuote
o la presenza di segreti arcani.

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