Perché la parola è vento, principio primo dell'essere, scintilla dell'infinito

domenica 19 giugno 2011

Ecco, così mi sento

John William Godward. Girl in Yellow Drapery. 1901. Oil on canvas. Private collection.

Il dilemma, caro signore, la "tragedia" comincia dove la natura fu crudele al punto da spezzare l'armonia della persona... o da renderla impossibile fin dal principio, legando uno spirito nobile e desideroso di vivere a un corpo non idoneo alla vita.
[...]
Un'anima  senza corpo è altrettanto disumana e orrenda come un corpo senz'anima, e d'altronde la prima è una rara eccezione, la seconda la norma. Di norma è il corpo a preponderare, ad afferrare tutta l'importanza, la vita intera, e ad emanciparsi nel modo più sgradevole. L'uomo che vive malato è "soltanto" corpo, questa è la cosa disumana e umiliante...


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E stanchezza non è la parola giusta per definire le mie condizioni. Lo sa anche lei, vero? quando si sogna e si sa di sognare e si vorrebbe svegliarsi e non si può. Ecco, così mi sento.


Thomas Mann, La montagna incantata

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6 soffi di vento:

  1. prigionieri del sogno!
    "noi siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni!" dice un nostro mentore...
    allora stante la nostra condizione, svegliarsi portandosi parte di quella condizione, potrebbe essere una parte della soluzione...
    "morire ...dormire....sognare forse...
    qui sta il punto!!"

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  2. Appunto...

    Morire – dormire – sognare, forse: ma qui è l’ostacolo: perché, quali sogni possano assalirci in quel sonno di morte – quando siamo già sdipanati dal groviglio mortale – ci trattiene: è la remora, questa, che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti. Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gl’insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell’uomo borioso, le angosce dell’amore respinto, gli indugi della legge, l’oltracotanza dei grandi, i calci in faccia che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto con due dita di pugnale?

    Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una vita stracca, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte – la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore – a sgomentare la nostra volontà e a persuaderci di sopportare i nostri mali piuttosto che correre in cerca d’altri che non conosciamo?

    Così ci fa vigliacchi la coscienza; così l’incarnato naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. E così imprese di grande importanza e rilievo sono distratte dal loro naturale corso: e dell’azione perdono anche il nome.

    William Shakespeare

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  3. rivoluzionare la prospettiva.Non il nulla per tutto questo ma tutto questo in funzione del dopo.Chi avrà l'audacia di scegliere l'incerto piuttosto che il certo,rimarrà con un briciolo di speranza!

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  4. Scegliere l'incerto equivale a scegliere la vita? E' certezza la morte?
    La speranza è un concetto relativo e la prospettiva è solo un lento morire... l'ho scritto tempo fa, il corpo può anche continuare ad espletare (male) le sue funzioni vitali, questo non dice nulla della dignità della vita né del senso che ciascuno dà alla propria.
    Il "val la pena di essere vissuta" dipende da ciò che ciascuno ritiene sia dignitoso per sé, non esiste un modello valido per tutti.
    La morte dell'anima è la vera tragedia, null'altro...

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  5. gentiluomo indecente19 giugno 2011 alle ore 23:41

    non c è mai luogo per guardare il tempo che scorre restando fermi. dopo resta polvere, adesso forse è polvere d'oro...

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  6. Il tempo si è soltanto cristallizzato e non scorre... in attesa di varcare quelli che Masters ha sapientemente definito come "i portali di polvere"...

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