Perché la parola è vento, principio primo dell'essere, scintilla dell'infinito

lunedì 19 luglio 2010

Altroquando

Salvador Dalí. Remorse, or Sphinx Embedded in the Sand. 1931. Oil on canvas. 19.1 x 26.9 cm. Kresge Art Museum, Michigan State University, East Lansing, MD, USA.

Nel mio buen retiro in località marina sconosciuta ai più, in relativo isolamento tecnologico (fatto salvo per una chiavetta che posso decidere di utilizzare oppure no), in relativissimo isolamento dal genere umano, di cui farei volentieri a meno (del genere umano, non dell'isolamento, che non arriva mai al livello di perfezione che auspico), non avevo calcolato i possibili effetti collaterali delle dosi massicce di Jane Austen in endovena... eccomi quindi a pensare e a sentire come una giovane donna dell'Ottocento inglese...
Ho sempre sostenuto di essere nata in un'epoca sbagliata, per nulla rispondente ai miei canoni estetici e intellettuali... cosicché mi sorprendo a pensare all'opportunità di un certo tipo di linguaggio, al desiderio di dare del lei a ipotetici gentiluomini con cui gradirei poter sostenere una conversazione brillante e a sentirmi oscillare tra la disperazione inconsolabile di Marianne, il contegno di Elinor, la folle fantasia di Emma e l'apparente freddezza e riservatezza di Jane Fairfax...
Le giornate sono lunghe, a volte struggenti, ma mai inoperose... mescolo sapientemente i colori, incanto il pensiero sulla bianca superficie del gesso, ridono luce a vecchie cornici costruite più di vent'anni fa da mio nonno... mentre il pennello copre le crepe del legno, cambiandogli aspetto e colore, la mia mente si adagia tra le morbide setole, si fa cremosa e densa, si distende fino ad avvolgere le venature. Vorrei essere anch'io una cornice di legno che un pennello sottile possa riportare in vita... vorrei che le scheggiature sulla mia anima potessero essere colmate... vorrei cancellare dalla mia pelle i segni del dolore, quella luce sul fondo degli occhi che si sente soffocare, che non brilla più... vorrei una mano di gesso a ricoprire quel che sono stata e ora non sono.
Non so dove sono... abito questo corpo che non mi appartiene, abito un tempo che non mi appartiene, abito uno spazio non mio... ma io sono altrove... sono in un altroquando dove non sento nulla, dove non arriva il male, dove non c'è bisogno di consolazione, dove le mie mani rimescolano colori e ridanno vita alle cose, mentre io non ci sono più...


11 soffi di vento:

  1. Jane Austin è deleteria, ti si insinua dentro... Pensa che io ho Orgoglio e Pregiudizio su cassette, quelle di una volta, in pratica la versione antica degli audiolibri odierni. Per anni ho fatto le pulizie ascoltando la voce stupenda di Mariangela Melato che leggeva quel libro. Impossibile resistergli. Pur di ascoltarla riuscivo a pulir tutta casa...:-). Ciao (La Primipara Attempata - Splinder)

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  2. sono d'accordissimo con il commento de "la primipara attempata"...
    Darcy ha distrutto la mia vita sentimentale....

    ;-)

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  3. un modo come un altro per dire che non stai facendo un c***o?

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  4. @ sgradevole: un modo come un altro per dire che leggo, dipingo e tengo la mente impegnata con le cazzate...

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  5. il secolo di jane non è tutto rose e fiori; gentil-uomo cos'é? guerre in agguato. malattie incurabili..chirurgia pericolosa...niente internet...

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  6. mio caro madmath... la tua premessa non è la mia... mai scritto che il secolo di Jane sia rose e fiori, ma solo quello che sento più affine alla mia sensibilità... e poi, escludendo internet, "guerre in agguato. malattie incurabili..chirurgia pericolosa..." non ti suonano familiari?
    Sul gentiluomo ti do ragione... è ovvio che tu non sappia chi sia, è una specie estinta, ahimé...

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  7. Pure a me sarebbe piaciuto il secolo di Jane Austen se non fosse che mancavano i tampax.

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  8. ahhaahah, mezzatazza... io non li uso, quindi... ^_^

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  9. Due cose:
    non è per nulla raro sentirsi in sintonia con ciò che ci proviene dai romanzi ottocenteschi. Io penso al ritmo. Al senso del tempo completamente diverso dall'attuale. E poi le distanze che erano vere distanze.Quando fare 20 chilomentri era fare un "viaggio" da una cittadina ad un'altra non da una via ad un'altra. E poi il valore del silenzio. E il valore degli epistolari? La comunicazione rarefatta eppure costituita d' intensità e vagheggiamento,di attesa e desiderio. Un tempo materico. Solido. Ricco di sfumature e sentimenti.

    L'altra cosa che mi colpisce è come descrivi l'isolamento. Quella solitudine che è ricchezza e rigenerazione. Una vera ricreazione spirituale da dedicare alle attività che ci rimettono in contatto con le nostre stesse radici interiori.Sarà che pure io dipingevo anni fa, ma so di che si tratta. E'nutrimento. E'ritrovamento del "sè" più vero che ci portiamo dentro...

    Molto piaciuto

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  10. Hai compreso perfettamente il senso di quel che volevo comunicare... grazie... ^_^

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