Perché la parola è vento, principio primo dell'essere, scintilla dell'infinito

martedì 19 gennaio 2010

Darsi in ostaggio al destino

Amare significa essere determinati a condividere e mescolare due biografie ognuna delle quali reca con sé un differente carico di esperienze e memoria e percorre un suo corso proprio; significa, nello stesso senso, accordarsi per un futuro che è una grande incognita. In altre parole, [...], significa darsi in ostaggio al destino. Significa anche rendersi dipendenti da un'altra persona, dotata di analoga libertà di scegliere e della volontà di seguire la scelta, e perciò piena di sorprese, imprevedibile.
Il mio desiderio di amare ed essere amato può essere soddisfatto solo se sostenuto dalla genuina disponibilità a concepirlo «nella buona e cattiva sorte», a rinunciare, se necessario, alla mia libertà perché non sia violata la libertà dell'amato. [...] non è nella ricerca smaniosa di cose finite, complete, già pronte, che l'amore trova il suo significato, ma nell'impulso a partecipare e contribuire al divenire di tali cose. L'amore è affine alla trascendenza: è solo un altro nome per l'impulso creativo, ed è gravido di rischi come lo sono tutti i processi creativi di cui non si è mai certi di quale sarà l'esito.
Zygmunt Bauman, Intervista sull'identità

18 soffi di vento:

  1. Ostaggio del destino...
    sembra impegnativo... ma in fondo siamo SEMPRE ostaggio del destino, non credi?
    Bella foto! ;-)

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  2. Il destino a volte uno può aiutarsi a costruirlo, ma l'amore, quando arriva, è come un fiume in piena, travolge tutto, lasciando dietro di se' un mare di rovine.
    La generosità, l'altruismo ed il sacrificio in questo caso possono aiutare.

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  3. Mi piace pensare all'amore come all'impulso creativo e all'imprevedibilità delle sue manifestazioni... il che giustifica ampiamente l'impegno e il sacrificio...

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  4. L'amore non esiste. In compenso, esistono sicuramente le allucinazioni.

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    1. Che c'è da ridere?! E' una tragedia!

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    2. Ma se uno ha le allucinazioni di amore eterno vive felice. La realtà è quello che vogliamo sia reale. Quindi niente tragedie.

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    3. Ma che dice?! Io avrei voluto che Berlusconi schiattasse sotto i ferri, ma mica è schiattato solo perché lo volevo io e (probabilmente) un mucchio d'altre gente!

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    4. Ma nessuno le vieta di pensarlo morto e sepolto. Così torniamo alle allucinazioni di cui ha scritto prima.

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    5. E che me ne viene? Alla prima occasione in cui ricomparirà e dirà una delle sue solite cazzate sarò riportata alla dura realtà della sua esistenza inopportuna.

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    6. Le allucinazioni non sono funzionali a nulla. Sono allucinazioni e basta.

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  5. Signora Silvana, lei è la mia allucinazione più simpatica. Immagini le altre...

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    1. Ho una brutta notizia per lei. Io NON sono un'allucinazione!

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    2. Invece sì ed è mia. Così è deciso l'udienza è tolta.

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    3. Eh, no. Non funziona così. Troppo comodo. Adesso mi chiama allo 071206126 e la scapeccio tutta.

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    4. Davvero la posso chiamare?

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    5. Davvero la posso chiamare?

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  6. Certo. Che problema c'è?! Però si ricordi che sono anonima, eh. E pure una macchietta virtuale e un'allucinazione. Quest'ultima mi mancava ...

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