Perché la parola è vento, principio primo dell'essere, scintilla dell'infinito

sabato 26 febbraio 2011

Sono un disertore...


C'è, confessiamocelo (e la malattia è il gran confessionale), una franchezza infantile nella malattia; si dicono cose, si sputano verità che il guardingo decoro della salute tiene nascoste. Della compassione, per esempio, possiamo fare a meno. Quell'illusione di un mondo così formato da echeggiare ogni gemito, di esseri umani così legati da bisogni e paure comuni che, se tiri il polso di uno, trascini l'altro, dove, per quanto strane siano le tue esperienze anche altri le hanno vissute, dove, per quanto ti spingi nella tua mente, qualcuno c'è stato prima di te - è tutta un'illusione.
Noi non conosciamo la nostra anima, figuriamoci l'anima degli altri. Gli esseri umani non procedono mano nella mano per tutta la strada. C'è una foresta vergine in ognuno; un campo innevato dove anche l'impronta di un uccello è sconosciuta. Qui procediamo da soli, e ci piace di più così. Essere sempre compatiti, essere sempre accompagnati, essere sempre compresi sarebbe intollerabile.
Ma, nel mondo dei sani, la cortese finzione va mantenuta, e lo sforzo rinnovato - per comunicare, per civilizzare, per condividere, per coltivare il deserto ed educare il selvaggio, per lavorare insieme il giorno e spassarsela la sera. Nel mondo dei malati questa messinscena si interrompe. [...] non più soldati nell'esercito degli eretti, diventiamo disertori. Loro marciano verso la battaglia. Noi fluttuiamo con i ramoscelli nella corrente; confusi con le foglie morte del prato, irresponsabili e disinteressati e capaci, forse per la prima volta dopo anni, di guardare intorno, di guardare su - di guardare, per esempio, il cielo.

da Sulla malattia, Virginia Woolf

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