I pedali girano lentamente, uno dietro l'altro. Percepisco lo sforzo, il tendersi dei muscoli nelle gambe. Guido controvento, anche il fiato si fa corto, ma non intendo rallentare. Mi sollevo, sposto il peso in avanti per imprimere maggiore velocità alle ruote. La tensione muscolare aumenta. La ignoro. Voglio correre. Sono abituata a dimenticare parti di me, del mio corpo. Ignoro il dolore. So che è lì. Non m'importa. Voglio correre. Controvento.
Yann Tiersen compone le sue Frozen emotions nelle mie orecchie. Ogni pedalata è energia che ritorna a me. Ogni metro un confronto con la forza che so di possedere. Continuo la mia corsa, i capelli raccolti in due trecce che scivolano sottili lungo le spalle. Il lungomare è quasi deserto. Qualche giovane pescatore sugli scogli, mentre il ruggito delle onde incanta gli occhi di spuma.
Chi non conosce le sferzate del vento di tramontana non può capire cosa si prova ad esserne attraversati. Un misto di potenza e rispetto. Travolgente passione. Risalgo i tre gradini della grande rotonda, sistemo la bici accanto al muretto e mi ci arrampico su. Sono nel punto più alto. Fatico a stare in piedi. Il vento rende l'equilibrio un gioco impegnativo.
L'odore del mare giunge a me, penetrante, intenso. Da lontano si scorgono le montagne del paese delle aquile. Adoro questo mare selvaggio, mai addomesticato, inquieto e terribile. Domino con lo sguardo il rigurgito delle onde, la lingua con cui l'acqua, stentorea potenza, impregna ogni cosa, aria, pensieri, persino luce e colori.
Sono qui e ogni parte di me sente l'appartenenza feroce a questo mare e a questo vento. Non potrei essere altrove. Non vorrei essere altrove. Adesso Guccini mi chiede: la vedi nel cielo quell' alta pressione, la senti una strana stagione? Inizio a cantare con lui... Lo senti quel suono di un piano,
di un Mozart stonato che prova e riprova, ma il senso del vero non trova? Attraverso quella pallida linea di vecchie ferite, di lettere ormai non spedite, in un crescendo, la mia voce si distende nel vento, assorbita dal rombo del mare.
di un Mozart stonato che prova e riprova, ma il senso del vero non trova? Attraverso quella pallida linea di vecchie ferite, di lettere ormai non spedite, in un crescendo, la mia voce si distende nel vento, assorbita dal rombo del mare.
Hai voglia di me e della vita,
di un giorno qualunque, di una sponda brulla? Lo sai che non siamo più nulla?
Non siamo una strada né malinconia, un treno o una periferia,
non siamo scoperta né sponda sfiorita, non siamo né un giorno né vita...
Non siamo la polvere di un angolo tetro, né un sasso tirato in un vetro,
lo schiocco del sole in un campo di grano, non siamo, non siamo, non siamo...
Si fa a strisce il cielo e quell'alta pressione è un film di seconda visione,
è l' urlo di sempre che dice pian piano:
"Non siamo, non siamo, non siamo..."
Si fa a strisce il cielo e quell'alta pressione è un film di seconda visione,
è l' urlo di sempre che dice pian piano:
"Non siamo, non siamo, non siamo..."
E mentre ogni nota si fa senso e parola, comprendo di non essere quel che gli altri pensano sia o ciò che non per mia scelta accade nella mia vita e mi chiedo se la libertà non sia cantare a squarciagola in piedi su questo muretto, mentre la tramontana scioglie i capelli intrecciati, disperde quel che mi ferisce e annulla tutto il dolore... Sono una cosa sola con gli elementi, mi fondo in un abbraccio estatico con ciò a cui appartengo e che mi appartiene nel profondo, al di là del tempo e degli uomini... e sorrido... perché finalmente vivo... respiro... amo...
e perchè no?
RispondiEliminaL'amore non è forse perdere i propri confini e i propri contorni e disciogliersi in aria, in trasporto, in fusione con il Tutto
Il mare è l'elemento che più di ogni altro ci chiama al risveglio. E' il richiamo prezioso che ci raggiunge in ogni fase del nostro andare. Il mare è un compagno fedele e premuroso. Il mare è lì a vigilare e a richiamarci a quella verità che abbiamo dentro (la vedano o meno tutti gli altri)
Il mare ci obbliga sempre a fare i conti per ritrovare il sentiero che ci porta alle nostre radici
il nostro centro e a ripartire.
Il vento di tramontana a tratti pare carezzarci a tratti scuoterci e farci intuire che oltrepassate tutte le nuvole dal "non siamo" ritroviamo infine la nostra essenza. Quell'equilibrio instabile da conquistare ogni giorno. In piedi. Guardando lontano.Oltre la linea dell'orizzonte.
Le tue parole trasmettono alla perfezione l'immagine di quel paesaggio selvaggio che ricordo bene
... e tu riesci a comprendere ben oltre le mie parole... ma questo lo sapevamo già... ^_^
RispondiEliminaHai davvero un bel blog, passerò a leggerti spesso. Buona serata!
RispondiEliminaGrazie! Buona serata anche a te ^_^
RispondiEliminaIl Respiro del Tempo....
RispondiEliminaUn battito d'ali...
RispondiEliminaPedalare controvento è fatica, come è fatica stare in equilibrio tutti giorni.
RispondiEliminaPost molto accattivante.
Complimenti
Un caro saluto
Hai ragione, ma nonostante la fatica, non si smette né di pedalare né di stare in equilibrio...
RispondiEliminaGrazie per aver lasciato qui il tuo sentire...
Ohhpss, mi ha mangiato il commento che pressappoco diceva:
RispondiEliminaMolto bello
il pezzo di Guccini mi ricorda molto questo che io amo anche per le fotografie
http://www.youtube.com/watch?v=zEtAVF2xBKY
pace e bene
Grazie... le foto sono davvero belle... ^_^
RispondiEliminaComplimenti, ottima scelta.
RispondiEliminaciao
filemazio
filemazio.splinder.com
Grazie!!!
RispondiEliminaChe dire.. senza parole
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