Francesco Jerace. Angelo. Cappella Greco. 1900. Cosenza |
Sono ubriaca e di nuovo sola
nella tua casa,
questo luogo con così tanti specchi.
Sei andato a cercare cibo,
lasciandomi senza aiuto di fronte
a questi riflessi da ogni lato.
Ovunque l'aria
è segnata dalla nostra impronta,
di quello che è proibito
e anche di quello che non lo è.
Posso solo arrendermi
e provare a scrivere questo.
Uno straniero arriva
e siede nella stanza accanto
chiedendosi perché non ho intenzione di parlare.
Tutto ciò che sempre
ho tentato di fare è parlare.
Solo che talvolta
sono un angelo
con troppi nomi.
Mi bloccano i polmoni e la lingua
con le loro possibilità.
Mi tengono in una stanza a parte.
Mi fanno vorticare all'interno degli specchi.
I nomi con cui tu mi chiami.
Sorella. Amante. Maestra.
Nomi che altri m'hanno dato.
[...]
Io ho risposto
a tutti questi nomi e ad altri.
Ed altri ancora ne verranno.
Suppongo non ci sia ragione
per dire queste cose.
Tranne che questa casa
è così piena di specchi.
E uno straniero è arrivato
e siede nella stanza accanto
chiedendosi perché non ho intenzione di parlare.
da Lingua-legata, Rosemary Catacalos
c'è un filo sottile di significati
RispondiEliminauna collana di segni da decifrare
Io resto ad ascoltare
Qualcuno pronuncia dei nomi...
Ma non sono nomi
che voglio imparare
Qualcosa, più oltre delle parole
qualcosa che sconfigge tutte le definizioni.
Io cerco qualcosa che
semplicemente vive e respira
e si commuove dei raggi del sole
e della trasparenza del mare.
Ed è allora che gli specchi scompaiono e sotto il cielo,
ogni creatura muta, prende a parlare.
Resto senza fiato...
RispondiEliminaMolto duro di questi tempi il mestiere dell'angelo custode.
RispondiEliminaSperiamo da ottimisti nelle generazioni future.
Pace e bene
^_^ speriamo sì...
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