William-Adolphe Bouguereau, Une vocation (A calling), Oil on canvans. Private collection. |
Un pomeriggio di fine inverno. Non fa tanto freddo e il sole ancora non è tramontato. Il tragitto è breve ed è piacevole camminare avvolta nel cappottino rosso di panno. Alla fine della strada, sulla destra, si apre il piazzale della chiesa.
La bambina costeggia i muri in carparo, altissimi, e lancia uno sguardo al campanile. Poi si affretta ad entrare in una stanzetta laterale, saluta sommessamente e siede insieme agli altri, aspettando che l'insegnante cominci la lezione.
L'interno della stanza inizia ad assumere i toni aranciati del tramonto e alla bambina sembra che piccole pagliuzze d'oro volteggino tra le sedie, il tavolo e i vetri della finestra. Sorride in modo lento e impercettibile.
L'insegnante comincia a parlare. Ha un'età indefinibile e crespi capelli rossi. La voce dolce e accogliente racconta di un giovane uomo che sul mare di Galilea chiama prima Simone e Andrea, poi Giacomo e Giovanni, per farli diventare pescatori di uomini.
La bambina chiude gli occhi, immagina le rive del lago, le onde che lambiscono le barche e i pescatori con le reti. Immagina il giovane uomo e il suo sguardo. Chissà se quel giorno soffiava il vento laggiù.
L'insegnante continua a parlare, ma la bambina si perde nei suoi pensieri che odorano di onde e di vento. Rivolge lo sguardo alla finestra, mentre il sole la saluta con gli ultimi raggi dorati e si sente come avvolta in una soffice nuvola di cotone.
La voce dell'insegnante tace. Si rincorrono altre piccole voci. La bambina si volta per capire cosa succeda. Il cuore inizia a batterle. Ciascuno dei bimbi presenti sta rispondendo alla stessa domanda. Fra poco toccherà a lei. L'idea di parlare davanti a tutti la mette a disagio. A volte le piacerebbe essere invisibile; restare solo ad ascoltare senza dover intervenire.
Quella bimba così magra e taciturna vorrebbe non dover rispondere, vorrebbe tornare a immaginare il lago e le barche dei pescatori, vorrebbe che il suo cuore smettesse di battere all'impazzata, vorrebbe non essere così timida da esitare e vorrebbe che l'insegnante non le ripetesse la domanda, dopo il suo silenzio.
"E tu, da grande, chi vuoi diventare?".
La bambina solleva lo sguardo e con un filo di voce rivela:
"... un angelo... o un poeta...".
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bellissimo racconto, davvero. Ultimamente ho un po' dimenticato la dolcezza di un un mondo, visto con gli occhi di una bambina :)
RispondiEliminaA me succede invece di rivivere quei momenti e li rivedo come fossero accaduti da poco... e mi sembra strano ritornare a quei giorni ^_^
RispondiEliminaad oggi vorrei tanto tornare tra i banchi di scuola....consapevole dell'ingenuità di un piccolo ragazzino...affrontare il mio turno e confrontare i miei sogni passati con quelli dei miei compagni...Invece mi ritrovo a non poter sognare più l'insognabile per motivi di età e per una più vissuta visione di questa triste realtà....
RispondiEliminaIo speriamo che me la cavi sempre e comunque con un sorriso, ma mai eccessivo come quello del benigni nel campo di concentramento.
RispondiEliminaLa vita lascia pochi spazi per sognare anche a coloro che sembrerebbero avere già tutto